La Cina ha compiuto un significativo progresso nel settore della tecnologia navale, presentando un drone a reazione innovativo che potrebbe trasformare le operazioni marittime. Questo velivolo, progettato per il decollo e l’atterraggio verticale, è frutto del lavoro di un team di esperti della Beihang University di Pechino, guidato dai ricercatori Wang Yaokun e Qiu Yuting. Dopo un decennio di ricerca e sviluppo, il prototipo è ora pronto per essere testato in mare.
Un prototipo innovativo
Questo drone, considerato il primo del suo genere a livello globale, è stato progettato per operare da qualsiasi tipo di unità navale, comprese quelle senza piste di decollo. La sua versatilità gli consente di decollare da cacciatorpediniere, fregate e navi anfibie. A differenza di altri droni, come l’XQ-58A Valkyrie degli Stati Uniti, che richiedono ampi spazi per il decollo, il nuovo velivolo cinese utilizza piccoli rotori per il decollo verticale, abbinati a un motore turbojet per il volo orizzontale ad alta velocità. Una volta in volo, i rotori si ritirano in un carenaggio, riducendo la resistenza aerodinamica fino al 60%, permettendo di raggiungere velocità elevate.
Test e prestazioni
Recentemente, uno studio pubblicato sulla rivista cinese Aero Weaponry ha confermato l’efficacia del progetto. Durante i test in galleria del vento e le prime prove di volo, un prototipo di 45 chilogrammi ha raggiunto senza difficoltà i 228 chilometri orari, mostrando transizioni fluide tra le fasi di volo verticale e orizzontale. La struttura del drone è realizzata in fibra di carbonio T-700, progettata per resistere a ripetuti atterraggi su ponti e alle alte temperature del getto di scarico, che possono superare i 700 gradi Celsius.
Un sistema di propulsione avanzato
Un altro punto di forza di questo drone è il suo sistema di propulsione. Combinando un motore turbojet compatto per il volo a lungo raggio con un motore elettrico per il decollo e l’atterraggio, i ricercatori hanno creato un velivolo capace di affrontare anche le condizioni più avverse. Secondo gli esperti, il drone è in grado di operare in mare mosso e in situazioni di forte turbolenza, caratteristiche fondamentali per le operazioni navali.
Implicazioni strategiche
Militari e analisti sono entusiasti delle potenzialità di questa tecnologia. Un cacciatorpediniere, per esempio, potrebbe lanciare più droni contemporaneamente per missioni di ricognizione, guerra elettronica o attacchi mirati, riducendo così la dipendenza da basi terrestri. Questo approccio non solo aumenta la flessibilità operativa, ma introduce anche un elemento di imprevedibilità nelle strategie difensive e offensive. Inoltre, la possibilità di operare in sciami coordinati rappresenta una minaccia significativa per i potenziali avversari.
Tuttavia, ci sono alcune limitazioni. L’integrazione dei rotori, sebbene vantaggiosa per il decollo, comporta un aumento del peso e una riduzione dello spazio disponibile per carburante e carichi utili. Di conseguenza, il drone potrebbe risultare meno adatto per missioni prolungate o per il trasporto di equipaggiamenti pesanti rispetto a modelli completamente a reazione come il Global Hawk. Gli analisti prevedono quindi che questa nuova piattaforma sarà principalmente utilizzata per ruoli di sorveglianza e attacco leggero, dove la capacità di decollare da qualsiasi nave può fare la differenza.