"Montagne nei primi annunci pubblicitari del Novecento, simbolo di avventura e sacralità."
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Le montagne nei primi annunci pubblicitari del Novecento: un’avventura con un tocco di sacralità

Fortunato Depero è un nome che incarna la creatività e l’innovazione nel panorama artistico del Novecento. La sua interpretazione del Futurismo si distingue per la capacità di rompere gli schemi e di sperimentare, rendendolo un protagonista di un movimento che si affermava con forza. La sua arte, caratterizzata da un linguaggio ricco e variegato, è il risultato di una continua ricerca di nuove forme e significati.

Il contributo di Depero alla grafica

La carriera di Depero è fortemente connotata dal suo impegno nella grafica, dove riesce a mantenere viva la sua essenza artistica. Un confronto tra due delle sue opere, Serrada e il manifesto Dolomiti, rivela un contrasto affascinante. Quest’ultimo, una Cromolitografia realizzata tra il 1910 e il 1925 e conservata presso il Museo Nazionale di Treviso, presenta una visione tradizionale della montagna, quasi didascalica. In netto contrasto, Serrada si distingue per il suo approccio ludico e innovativo, superando la semplice rappresentazione visiva.

Il manifesto di Depero, pur essendo destinato a un pubblico di massa, riesce a trasmettere una dimensione spirituale, invitando a esplorare un luogo sacro e interiore. Questo aspetto riflette un’epoca in cui la montagna non era solo una meta turistica, ma un’esperienza esistenziale profonda. La differenza con la comunicazione contemporanea, più orientata al consumo, evidenzia un cambiamento significativo nel nostro modo di percepire e promuovere i luoghi.

La rappresentazione di Serrada

Nel 1920, Depero realizza Serrada, un’opera che si distingue per l’uso di tarsia in panno. Qui, l’artista celebra il paesaggio di un luogo che lo ha profondamente ispirato. Le sue parole evocano un ambiente straordinario: un pianoro verde d’estate, circondato da maestose montagne, con un paesello che si erge tra abeti e pini. Le stagioni si alternano, portando con sé immagini sempre nuove della natura: in autunno, i campi si animano di attività agricole, mentre in inverno il paesaggio si trasforma in un regno di ghiaccio e neve, dove gli sciatori danzano tra le nevi.

La descrizione di Depero riesce a catturare l’essenza di un paesaggio che si fa poesia, mettendo in risalto il contrasto tra la bellezza naturale e la vita quotidiana degli abitanti. Il suo linguaggio, ricco di dettagli evocativi, rende l’opera un vero e proprio omaggio alla bellezza del paesaggio montano, trasmettendo un’atmosfera unica e vibrante.

La montagna nella visione di Dario Wolf

L’arte di Depero si intreccia con quella di un altro grande artista trentino, Dario Wolf, nato e morto a Trento tra il 1901 e il 1971. Nei suoi dipinti, la montagna si trasforma in un palcoscenico mitologico, un vero e proprio teatro di divinità e misteri. L’opera Il mito della montagna, realizzata nel 1927, sottolinea la connessione profonda tra la montagna e le sue origini mitologiche, elevando il naturalismo pubblicitario a una rappresentazione ancestrale.

Wolf riesce a esprimere sentimenti contrastanti attraverso le sue montagne, che diventano simbolo di una vita sublime e misteriosa. La sua visione artistica si distacca dal realismo per abbracciare una dimensione più profonda, dove la natura e il mito si fondono in un’unica narrazione. L’arte di Depero e Wolf rappresenta un capitolo fondamentale della storia dell’arte trentina, riflettendo le complessità e le sfide di un’epoca in continua evoluzione.