Studenti della Maturità si uniscono per lanciare un appello sul sistema di valutazione scolastica.

Studenti della Maturità si uniscono per lanciare un appello sul sistema di valutazione scolastica.

Pietro Marconcini, studente del Liceo Scientifico Plinio Seniore di Roma, ha recentemente acceso un acceso dibattito sul sistema di valutazione scolastica. Dopo aver conseguito un punteggio di 83 centesimi all’esame di Maturità, ha rilasciato un’intervista a Fanpage, esprimendo il suo disappunto: “Non voglio essere ridotto a un semplice voto. È limitante pensare che un numero possa racchiudere il mio impegno, le mie abilità e le mie conoscenze. Non è giusto che questo valore diventi il mio biglietto da visita nel mondo del lavoro”. In una lettera indirizzata al Ministero dell’Istruzione, Marconcini ha persino chiesto di abbassare il suo voto a 60 centesimi. Tuttavia, non è solo lui a pensarla in questo modo; recentemente, un gruppo di studenti ha deciso di boicottare la prova orale, rimanendo in silenzio.

Il dibattito sulla prova orale

La scelta di alcuni studenti di non presentarsi alla prova orale di Maturità ha scatenato un intenso dibattito. Da un lato, ci sono coloro che criticano questa decisione, considerandola una mancanza di responsabilità. Dall’altro, molti vedono in questo gesto una protesta simbolica contro un sistema educativo che sembra sempre più rigido e distante dalle reali necessità degli studenti. Ma cosa si cela dietro questa scelta? È solo un atto di ribellione o rappresenta un malessere più profondo? Qual è il messaggio che queste azioni trasmettono riguardo al rapporto tra i giovani, la scuola, la valutazione e la pressione sociale?

Riflessioni psicologiche sulla protesta

Valeria Fiorenza Perris, psicoterapeuta e Clinical Director di Unobravo, ha offerto alcune riflessioni sul significato psicologico di questa protesta. Secondo la dottoressa, il rifiuto della prova orale da parte di alcuni studenti deve essere interpretato come un messaggio significativo da ascoltare con attenzione. Non si tratta di un rifiuto della scuola o della valutazione in sé, ma piuttosto di una reazione a un sistema percepito come eccessivamente competitivo e poco attento ai bisogni di espressione autentica degli studenti.

Il desiderio di cambiamento nella valutazione

Perris sottolinea come questa generazione stia manifestando un forte desiderio di allontanarsi dalla competizione, richiedendo metodi di apprendimento e valutazione più collaborativi. Gli psicologi osservano che il voto è spesso percepito come un giudizio sul valore personale, il che può compromettere la fiducia in sé. È fondamentale, quindi, aiutare i ragazzi a distinguere tra il risultato di una prova e la loro identità, riconoscendo e valorizzando le proprie capacità al di là di un semplice numero. Ogni individuo possiede molteplici sfaccettature, e non è sempre possibile ridurle a categorizzazioni rigide. Questo approccio rischia di non valorizzare le potenzialità individuali e la complessità unica di ciascuno.