Tornello a pagamento sul Seceda: stop all’overtourism

Tornello a pagamento sul Seceda: stop all’overtourism

Val Gardena, 9 luglio 2025 – Un contadino della Val Gardena ha installato un tornello a pagamento all’ingresso del sentiero che conduce al Seceda, uno dei punti panoramici più fotografati della dorsale delle Odle, per contrastare un flusso turistico sempre più invadente e incontrollato.

Il gestore esasperato contro il turismo mordi‑clicca

Sabato scorso, all’alba, il proprietario di un terreno agricolo ha posizionato un tornello simile a quelli usati nei bagni pubblici o negli stadi, chiedendo 5 euro di pedaggio per accedere al sentiero. L’iniziativa nasce da una forma di protesta più che da un intento lucrativo: chi scatta selfie e scende rapidamente dal monte sta causando danni irreversibili al fragile prato alpino.

Secondo fonti giornalistiche, l’allevatore è stanco delle piste tracciate dalle e‑bike e dei rifiuti lasciati in quota, che rendono il territorio vulnerabile ai fenomeni erosivi, specialmente durante gli eventi meteorologici estremi. Il presidente del Cai Alto Adige, Carlo Alberto Zanella, ha commentato: «Sul Seceda la situazione è diventata insostenibile… dobbiamo educare i turisti» :contentReference[oaicite:1]{index=1}.

Provocazione bloccata dalla Provincia

La Provincia autonoma di Bolzano ha vietato l’iniziativa, contestando il tornello poiché il sentiero attraversa il Parco naturale Puez‑Odle: un’area protetta dove non è consentita alcuna barriera fisica a pagamento :contentReference[oaicite:2]{index=2}.

Il precedente non è nuovo: già in passato un agricoltore della Val di Funes aveva installato un sistema simile per limitare l’assalto continuo alla piccola chiesetta locale, anch’essa meta fotografica affollata. Il nuovo episodio richiama dunque un dibattito più ampio sull’uso sostenibile dei sentieri e sulla gestione del turismo di massa.

Il bilancio economico e l’impatto ambientale

Il tornello, benché introdotto con spirito provocatorio, evidenzia la disparità tra le spese affrontate dai visitatori e quelle sostenute dai residenti: una corsa in funivia costa circa 48 euro, un pasto in malga una trentina di euro, mentre chi mette ordine nei prati non riceve nulla in cambio :contentReference[oaicite:3]{index=3}.

Il problema? Un tipo di turismo “mordi‑clicca‑fuggi” che non rispetta l’ambiente alpino. Le ruote delle e‑bike scivolano sulle terre delicate, lasciando segni permanenti, facilmente erodibili in caso di pioggia, con conseguenze anche sul mantenimento dei pascoli alpini.

Oltre la polemica: spunti per un turismo più sostenibile

La vicenda solleva la domanda su come coniugare apertura al turismo e tutela ambientale. Il nodo è culturale: far capire ai visitatori che in montagna non si è spettatori autorizzati, ma ospiti responsabili. Zanella mette in evidenza la necessità di educare i turisti e promuovere una fruizione consapevole, dove chi gode delle bellezze montane contribuisce alla loro salvaguardia.

Occorre rivedere modelli di gestione dei flussi, forse prevedendo quote d’accesso o regolamenti su velocità e mezzi consentiti. Senza interventi strutturali, ogni singolo gesto può aggravare un’erosione lenta ma costante, che mina la bellezza naturale e la vivibilità di interi territori alpini.

La storia del tornello sul Seceda è dunque un monito: le Dolomiti non sono musei all’aperto per la pubblicità da social. Se l’overtourism non viene affrontato, anche i panorami più iconici rischiano di svanire sotto il peso della curiosità fotografica.